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Desiderare con filosofia. Per un Eros che riconosce e non consuma

Il dio che non è morto

Dopo Nietzsche, ci siamo abituati a pensare che il sacro sia finito. Con la morte di Dio, il pensiero occidentale ha decretato la fine delle grandi narrazioni religiose, ha desacralizzato il mondo, ha posto la ragione e la tecnica al centro della scena. Eppure, uno spiraglio resta aperto. Un dio, in silenzio, resiste: Eros.

Ma non l’Eros banalizzato dalla pornografia o trasformato in merce. Non l’impulso cieco, né la prestazione ansiogena. Piuttosto, un Eros che chiede ascolto, reciprocità, risonanza. Un Eros che non si impone, ma si espone. Che non possiede, ma si dona.

Nel mio testo “Il sacro dopo la morte di Dio. Una filosofia erotica del riconoscimento”, ho cercato di restituire profondità a questa forza dimenticata. Ho proposto di leggere l’Eros come gesto simbolico, linguaggio incarnato, via di riscatto in un mondo che ha reso il desiderio una funzione e il corpo un’immagine.

Ma cosa significa davvero vivere l’Eros in modo filosofico?

Dal desiderio mimetico alla reciprocità

Il pensiero di René Girard ci insegna che non desideriamo da soli: desideriamo ciò che anche altri desiderano. Così nascono la competizione, la gelosia, il bisogno di possedere. Il desiderio si fa violento, mimetico, e spesso l’amore diventa una battaglia. In questa spirale, l’altro non è più visto come soggetto, ma come oggetto da conquistare o da temere.

Ma il desiderio può essere trasformato. Può diventare alleanza, non rivalità. Questo è il cuore di una visione filosofica dell’Eros: non negare il desiderio, ma trasfigurarne la direzione.

L’erotismo come etica del dono

Per Georges Bataille, l’erotismo autentico è una soglia sacra. È un momento in cui si attraversano i confini dell’io, ci si espone al rischio, ci si perde per incontrare l’altro. Non è consumo, ma dispendio gratuito. Non è baratto, ma abbandono condiviso. L’erotismo, così inteso, diventa un atto di riverenza.

Sergio Givone fa un passo ulteriore: l’etica vera nasce dal desiderio. Non da una legge astratta, ma da una ferita, da una mancanza. L’Eros è vulnerabilità, apertura, bisogno dell’altro. Se vissuto consapevolmente, non ci allontana dalla cura: ci conduce nel suo cuore.

Vivere l’Eros oggi: tra pornografia e silenzio

Viviamo in un’epoca che mostra tutto ma non rivela nulla. Il corpo è ovunque, ma ha perso la sua voce. L’immagine domina, ma non ha più aura. Il desiderio è iperstimolato, ma svuotato. Come ci ricorda Mario Pezzella, l’Eros è stato desacralizzato: non è più linguaggio, ma spettacolo.

In questo contesto, un pensiero erotico è un atto di resistenza. Resistenza alla velocità, alla semplificazione, alla riduzione. Resistenza alla logica del possesso. È un gesto che restituisce profondità al corpo, lentezza al contatto, senso all’intimità.

La consulenza filosofica: un’educazione al desiderio

In un mondo che insegna a ottenere, la filosofia può insegnarci a desiderare. La consulenza filosofica, in particolare, offre uno spazio in cui l’Eros può essere pensato, ascoltato, esplorato non come tabù o problema, ma come forza trasformativa.

In questo percorso, possiamo:

  • esplorare le immagini interiori che modellano il nostro desiderio;

  • riconoscere le dinamiche mimetiche o competitive in cui ci perdiamo;

  • riscoprire un erotismo simbolico, capace di cura, di parola, di relazione autentica;

  • costruire una nostra etica erotica personale fondata sul riconoscimento reciproco.

Non si tratta di guarire. Ma di desiderare meglio.

La consulenza filosofica non è una terapia. Non cura, ma educa al pensiero incarnato. Ti invita a interrogare il tuo modo di amare, di incontrare, di offrire te stesso. Ti chiede di portare l’Eros nel linguaggio, nella presenza, nella coscienza.

In un tempo che ha perso il senso del sacro e ridotto l’altro a funzione, questa è forse una delle forme più alte di libertà: imparare ad amare senza possedere, a desiderare senza consumare, a riconoscere l’altro come mistero e non come mezzo. ✨ Sotto l’albero di fico – Consulenza filosofica

Per chi vuole abitare l’Eros come gesto etico, poetico, simbolico. Per chi sente che il desiderio non è un problema, ma una via. Per chi è pronto a lasciarsi salvare da ciò che ama.

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