Invidia sessuale e controllo: il fondamento erotico del patriarcato
- sottolalberodifico
- 27 ago
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Fragilità maschile e potenza femminile
La storia delle società umane mostra una tendenza persistente: la supremazia maschile nella sfera pubblica, economica e politica, accompagnata da un controllo capillare della sessualità femminile.Spesso questa supremazia è stata presentata come “naturale”, fondata su una presunta forza maschile superiore. Eppure, se allarghiamo lo sguardo, i dati biologici e antropologici raccontano una storia diversa: non un eccesso di potere, ma una sensazione di mancanza.
Il corpo femminile custodisce funzioni che l’uomo non può eguagliare: la gravidanza, il parto, l’allattamento. Non solo: dal punto di vista sessuale la donna non è vincolata agli stessi limiti fisiologici del maschio. Può avere rapporti prolungati, orgasmi multipli, tempi di recupero rapidi. Statisticamente, è meno soggetta a disfunzioni sessuali invalidanti rispetto all’uomo.
Tutto ciò ha spesso generato nell’uomo non un senso di superiorità, ma una ferita narcisistica: l’esperienza del “non poter” e del “non avere”.
Dalla “penis envy” alla “womb envy”
Sigmund Freud aveva interpretato questa differenza in modo opposto: secondo lui, la bambina, constatando l’assenza del pene, avrebbe sviluppato un senso di privazione e di inferiorità. Una visione che ha pesato a lungo sull’immaginario occidentale.
Negli anni ’20, la psicoanalista Karen Horney rovesciò lo schema: non sono le donne a invidiare il pene, ma sono gli uomini, inconsciamente, a provare invidia per la capacità femminile di generare e nutrire la vita. Questa “womb envy” (invidia dell’utero) spiegherebbe molti comportamenti maschili di compensazione: la ricerca di potere sociale, la produzione artistica, l’accumulazione di ricchezza, fino al controllo del corpo femminile.
Il patriarcato come sistema di compensazione
Se seguiamo questa prospettiva, il patriarcato non appare come un ordine naturale, ma come un dispositivo di difesa. L’uomo, non potendo possedere biologicamente la potenza generativa femminile, cerca di possederla simbolicamente e socialmente.
Da qui derivano istituzioni e norme tuttora presenti:
il mito della verginità come garanzia di purezza;
il matrimonio come passaggio di proprietà dal padre al marito;
la condanna sociale della donna sessualmente autonoma;
il controllo dell’abbigliamento femminile come segno di decoro.
La monogamia, ad esempio, è stata presentata dalla biologia evolutiva come una strategia di cooperazione genitoriale. Ma in molte società patriarcali si è tradotta in un vincolo asimmetrico: libertà maschile e controllo femminile.
Voci dal passato: Diderot, Mead, Foucault
Già nel XVIII secolo Denis Diderot, nel Supplemento al viaggio di Bougainville, faceva parlare un anziano tahitiano scandalizzato dalle leggi europee: «Perché volete rendere schiave le nostre figlie? La natura le ha fatte libere, come il sole, l’aria e l’acqua».
Nel Novecento, l’antropologa Margaret Mead mostrò come in alcune società la libertà sessuale femminile non solo non fosse temuta, ma incoraggiata come risorsa comunitaria.Michel Foucault, infine, ha insegnato che il potere non reprime soltanto la sessualità: la produce, la organizza, la disciplina. Il patriarcato, allora, non è solo divieto: è anche costruzione del desiderio in forme compatibili con la gerarchia maschile.
Un’eredità che ci abita ancora
Potremmo pensare che tutto questo appartenga al passato. Eppure, se osserviamo con attenzione, l’influenza patriarcale continua ad agire nelle nostre relazioni più intime.
La gelosia viene spesso giustificata come segno d’amore, quando in realtà è un riflesso di possesso e insicurezza.
Il bisogno di controllo del partner (dove vai, con chi sei, perché ti vesti così) è percepito quasi come naturale.
La difficoltà maschile ad accettare la libertà sessuale femminile si manifesta ancora oggi in giudizi, doppi standard, stigmatizzazione.
Questi meccanismi, radicati in secoli di cultura patriarcale, continuano a plasmare la vita di coppia e le dinamiche tra uomini e donne.
E se provassimo a liberarci dal possesso?
Superare il patriarcato significa non cancellare le differenze, ma smettere di viverle come minaccia. La sessualità maschile e quella femminile possono incontrarsi non in una logica di rivalità, ma di scambio paritario.
In questa prospettiva, anche modelli relazionali diversi (dal poliamore consensuale fino a nuove forme di convivenza) potrebbero svilupparsi in maniera più sana, senza il peso della gelosia strutturale. L’Eros, liberato dal controllo, tornerebbe a essere una forza di incontro e creazione.
Come la consulenza filosofica può aiutare
Qui entra in gioco la consulenza filosofica. Perché non basta la teoria: occorre un lavoro personale e di coppia per riconoscere questi condizionamenti culturali e trasformarli in occasione di crescita.
Per gli uomini, la consulenza può aiutare a distinguere tra amore e possesso, affrontando l’insicurezza che spesso si nasconde dietro la gelosia.
Per le donne, può offrire uno spazio di consapevolezza e rafforzamento della propria autonomia, senza sensi di colpa indotti.
Per le coppie, significa aprire un dialogo autentico, in cui le differenze non diventino terreno di conflitto ma risorsa di scambio.
Un esempio tipico: un uomo che vive la libertà della compagna come minaccia può, attraverso il dialogo filosofico, riconoscere che il bisogno di controllo non è “natura maschile”, ma eredità culturale. Oppure una coppia che litiga costantemente per gelosie reciproche può imparare a rileggere le proprie dinamiche come espressioni di un modello patriarcale interiorizzato, aprendo la strada a una relazione più libera e serena.
La filosofia non fornisce “ricette”, ma strumenti per pensare diversamente: e a volte questo è il primo passo per vivere diversamente.
Conclusione
Se l’invidia sessuale è stata una radice del patriarcato, il suo superamento non può che passare per una trasformazione culturale e personale. La consulenza filosofica può diventare uno spazio prezioso per questa trasformazione: un luogo dove uomini, donne e coppie imparano a riconoscere i retaggi patriarcali nelle proprie vite, a sciogliere i nodi di possesso e gelosia, e a restituire all’Eros la sua natura originaria — forza di libertà, incontro e riconoscimento reciproco.




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